Il governo sospende il canone, ma il Comune lo fa rientrare dalla finestra. È quanto successo a Roma, dove l’amministrazione cittadina ha deciso di non riconoscere l’esonero stabilito dal Governo agli operatori del commercio ambulante attivi nei mercati saltuari e settimanali perché, ad avviso dei burocrati capitolini, questi non avrebbero i caratteri di “temporaneità” previsti dalla norma di legge nazionale e perché per tali mercati si pagherebbero “Servizi pubblici a domanda individuale”.
A denunciarlo è Anva, l’associazione delle imprese di commercio su area pubblica di Confesercenti, che ha subito inviato una lettera al Municipio X per chiedere la correzione del provvedimento.
“Vogliamo credere che si tratti di un errore nato da un’interpretazione sbagliata della legge da parte del Comune – commenta il Presidente nazionale di Anva Confesercenti Maurizio Innocenti -, e non dal desiderio o dalla necessità di fare cassa. I mercati settimanali si tengono sulla base di occupazioni che lo stesso MEF considera a pieno titolo ‘temporanee’, quando alla chiusura del mercato il suolo torna all’uso generale dei cittadini. Quanto al pagamento per ‘Servizi pubblici a domanda individuale’, questo, laddove dovuto dagli operatori a fronte di un effettivo servizio reso, comporta comunque l’esonero dal versamento del ‘canone mercatale’. La cancellazione dell’esonero stabilito dal Governo centrale rischia di trasformarsi nell’ennesima ingiustizia a carico degli ambulanti romani che – unici in Italia – si vedono costretti a pagare il canone in un momento molto difficile. Bisogna correggere al più presto questa stortura”.