L’Associazione si rivolge alla Regione perché sia revocata la Delibera n. 151/2014 e invita i Comuni a collocare le Manifestazioni nei pressi dell’isola ecologica
Cantine e soffitte che non si svuotano mai, materiale d’ogni sorta pronto a fare la fortuna di pseudo commercianti della domenica e mercatini del riuso che si moltiplicano, in tutta la Provincia. Fenomeno a dir poco curioso ed in espansione, colorito ed originale lo ha definito qualcuno per la sua vivacità, “anche se nell’evasione totale del fisco non c’è nulla di pittoresco – rileva ANVA-Confesercenti Modena, sigla che rappresenta gli operatori del commercio su area pubblica – ma solamente abusivismo commerciale ed illegalità. E ad essere penalizzati sono i venditori ambulanti onesti che, per poter lavorare, utile ricordarlo debbono fare i conti con gli adempimenti fiscali di categoria, burocrazia oltre a soggiacere alla direttiva servizi.”
La presa di posizione dell’Associazione è netta e arriva col profilarsi di un altro anno denso di appuntamenti per il territorio modenese, di mercatini del riuso. “La questione non è l’essere o meno contrari al fenomeno, quanto quella di reprimere le forme di commercio illegali – attacca Alberto Guaitoli, Presidente di ANVA-Confesercenti Modena – A differenza degli operatori su area pubblica con regolare licenza, i ‘riusisti’ commerciano totalmente in nero, con un’evasione fiscale pari al 100% sia per IVA, IRPEF e INPS. Rispetto alla merce poi, non sono tenuti ad avere alcun registro – al contrario degli ambulanti – che attesti la provenienza del bene venduto: se non è mancanza di correttezza, trasparenza e tutela nei confronti del cliente, questa?”
Il mercatino del riuso secondo ANVA, dovrebbe avere le caratteristiche di uno scambio di oggetti vecchi e di poco valore. Oggi invece col termine riuso si è creata una scappatoia per aggirare le norme regionali sugli hobbisti che imponevano loro: la certificazione ai Comuni, un limite massimo nei valori di vendita degli oggetti e l’obbligo di un tesserino identificativo. Di tutto questo però non c’è traccia tra i riusisti. Vi sono persone che ne hanno fatto il loro lavoro principale, con furgoni attrezzati e banchi su cui la merce usata è solo una minima parte mentre il resto è nuova e in vendita. Si svolgono ormai con cadenza settimanale in molti Comuni della Regione. Promossi da Enti non meglio identificati, associazioni o gruppi, pro loco e privati che, per l’organizzazione chiedono il versamento di un importo quale rimborso spese. Iniziative queste in cui non di rado, vengono eluse le più elementari regole di trasparenza fiscale, ed in concorrenza spietata quindi con gli operatori ambulanti regolari. Di cosa parliamo allora se non di abusivismo? Il lavoro deve essere svolto in modo regolare – e chi lo fa merita rispetto – e non illegalmente.
“Ribadiamo l’importanza dei controlli a riguardo da parte degli Organi preposti, ma in particolare, ci rivolgiamo alla Regione, affinché si adoperi per revocare la Delibera della Giunta dell’Emilia Romagna n. 151 del 2014 con la quale viene affermata la “definizione del concetto di riuso” e conseguente inapplicabilità al medesimo delle norme regionali in materia di commercio. Infine, nel caso non si voglia rinunciare al ‘mercatino del riuso’, allora suggeriamo vivamente di posizionarlo nei pressi dell’isola ecologica di ciascun Comune che intende ospitarlo. Visto che, se effettivamente si tratta di riuso, con cessione di beni destinati diversamente alla dismissione o allo smaltimento, questo a nostro avviso risulta il luogo più idoneo a tali manifestazioni”, conclude Guaitoli.